narni e dintorni
La splendida cittadina di Narni è
arroccata su un colle affacciato sulla stretta e suggestiva gola del fiume Nera, "protetta" dalla
rocca dell'Albornoz, che svetta superba su un
nucleo di chiara impronta medievale.
Il borgo è ricco di testimonianze storiche ed artistiche di
elevatissimo rilievo.
Le prime notizie di Nequinum (questo il
suo nome originario) risalgono al 600 a.C.
Nel 299 a.C. divenne colonia
romana con il nome di Narnia.
Nel 90 a.C. diviene Municipium.
Nel 368 d.C. vi si insedia
il primo Vescovo cristiano: S.
Giovenale, Patrono della città.
Nel sec. XI, Narni diviene
potente Comune. Fioriscono le Arti
ed i Mestieri.
Tra il Medioevo ed il Rinascimento
operano a Narni artisti quali il Rossellino,
il Ghirlandaio, Benozzo Gozzoli,
il Vecchietta, A. Romano
e lo Spagna.
Nel 1527 subisce il Sacco dei
Lanzichenecchi e molti edifici sono distrutti.
Viene poi ricostruita nel sec. XVI ritornando
al suo antico splendore.
Narni ha dato i natali a uomini illustri, tra cui:
l'imperatore Cocceio Nerva, S.
Cassio, il condottiero Erasmo il Gattamelata, Galeotto Marzio, la Beata Lucia, Berardo Eroli ed altri.
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Sottolinea l'autorevole Paul Sabatier: "Sembra che Francesco abbia avuto per Narni come per i paesi circunvicini una specie di predilezione".
Il Santo giullare giunse per la prima volta nell'avito castello di Narni nel 1209-1210, dopo aver incontrato, a Roma, papa Innocenzo III ed aver ottenuto, dallo stesso, l'approvazione orale della Regola.
Riferiscono le fonti: Ebbri di letizia, i "Penitenti
di Assisi", congedatisi dal Pontefice, ripresero la via del ritorno.
A quei tempi, due erano le vie che da Roma avvicinavano
alla lussureggiante Valle spoletana: la Via
Flaminia e la Via fluviale.
La seconda era rappresentata dai fiumi Tevere e Nera,
a ridosso della quale (riva sinistra), scorreva parallelo il tratturo
delle transumanze che, in poco più di due giorni, dalla
Città Eterna, faceva giungere al borgo di
Narni.
Prerogativa della mite compagnia di frati era quella di predicare
non solo nelle piazze delle città, in cui era sempre presente l'autorità
ecclesiastica, ma soprattutto nelle campagne, nei centri rurali: gli
antichi pagi, ove erano ancora largamente praticati
i riti e le credenze dell'antica religione pagana.
La "Via delle transumanze" toccava un gran numero
di pagi; fu questo il percorso scelto da Francesco
ed i suoi fratres.
Da Roma ad Orte a bordo di una sandala
(tipica imbarcazione fluviale, così denominata per il particolare
fondo piatto), quindi, dopo una durevole permanenza (quindici
giorni) nei pressi di una cappellina romanica immersa nell'amena
campagna ortana (vd. I Cel., 34), il gioioso drappello
di Minoriti giunse nel castello di Montoro.
Da Montoro, i Penitenti di Assisi,
incantati dall'orrida bellezza della stretta del Nera,
costituita dalle rocce strapiombanti del monte Maggiore
da una parte e da quelle del monte Santacroce dall'altra,
entrarono nelle viuzze di Narni, non prima, probabilmente,
di essersi rifocillati alla mensa benedettina della vetusta abbazia
di S. Cassiano.
E a Narni, frate Francesco, probabilmente
dopo essersi posto sul punto più in vista della principale piazza
del castello, predicò; narra lo Iacobilli: Predicando
San Francesco nella provincia dell'Umbria con grandissimo
spirito, e fervore; e operando molti miracoli, il Beato Stefano
nobile narnese havendo un giorno udito predicare, e fare molte penitenze
e miracoli; compunto grandemente, e illuminato dallo Spirito Santo,
abbandonò quanto haveva, e seguì esso Serafico Padre,
ponendosi sotto la sua obedienza; e fu da lui l'anno mille ducento
diece vestito del suo habito dell�Ordine Minore;
e fu uno de 72, discepoli, e delli primi, dopo li dodici compagni
di esso Santo. (P. Rossi, Francesco d'Assisi e la Valle ternana, 1997).
Francesco d'Assisi, tornerà a Narni:
nel 1213, invitato dal vescovo Ugolino,
dopo un fruttuosissimo viaggio apostolico
compiuto a Terni, Collescipoli, Stroncone, S. Urbano, Calvi, il Santo assisiate,
prima di raggiungere Amelia e Sangemini,
pervenne a Narni, accolto con entusiasmo
dal vescovo Ugolino (tormentato per il lievitare,
nella sua diocesi, della filosofia catara).
Era, presumibilmente, il febbraio del 1213.
Narrano le cronache: Nel 1213, la predicazione
di S. Francesco a Narni durò vari giorni, e fu accompagnata
da due miracoli (N. Cavanna, Umbria
francescana, 1910); riferisce il Celano: (...) l'uomo di Dio Francesco, recatosi a Narni,
vi rimase parecchi giorni.
Uno della città, di nome Pietro, stava in letto paralizzato, e da
cinque mesi privo dell'uso di tutte la membra, così che non poteva
punto alzarsi, e nemmeno muoversi un poco, riuscendo solo - mentre
non poteva servirsi nè dei piedi, nè delle mani, nè del capo - a muovere
la lingua e aprire gli occhi.
Or costui, sentendo che era giunto a Narni san Francesco,
fece dire al vescovo della città che in nome della misericordia divina,
si degnasse mandargli il servo dell'Altissimo, perchè nutriva fiducia
di essere liberato dalla sua infermità per la vista e la presenza
del Santo.
E veramente avvenne che, come il beato Francesco
gli fu presso e tracciò un segno di croce su di lui dalla testa ai
piedi, subito cessò il male e gli tornò la salute (I Cel.,
66).
Inoltre: Nell'istesso tempo che S. Francesco
dimorava a Narni, una femmina di detta terra aveva affatto
perduta la vista. Il Santo allora la benedisse, e la povera donna
riebbe a un tratto la desiderata luce.
A tali prodigi la devozione del vescovo e del popolo verso il Serafico
Patriarca si accrebbe talmente, che lo pregarono affinchè
anche nella loro terra avesse presa una casuccia per sua dimora.
Il Santo allora, volendo appagare il pio desiderio
dei buoni narnesi, si ritirò nella parte più solitaria
della città ed ivi eresse un piccolo convento per se e per i suoi
frati.
La fabbrica iniziata dal Poverello di Assisi, rimase
in piedi per circa duegento anni, e pare che sorgesse dove al presente
trovasi la chiesa di S. Francesco, bel monumento
del secolo XIV(N. Cavanna, Umbria
francescana, 1910).
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Doveroso, parlando della Narni minoritica, sottolineare quanto questa terra fosse stata feconda di santità
francescane.
Oltre ai cinque Santi Protomartiri francescani,
tutti della diocesi narnese (vd. Terni e
i suoi cinque Santi protomartiri francescani), si aggiunge quanto
segue: Nel 1219, quando Francesco era in procinto
di salpare per l'Oriente, il governo della giovane fraternitas minoritica
venne affidata, dallo stesso Santo, a frate Girolamo da Napoli e a
frate Matteo da Narni.
In ottemperanza alla volontà dell'Assisiate, Matteo da Narni
si stabilì alla Porziuncola, con l'incarico di risiedervi
e ricevere quanti dovevano essere accolti nell'Ordine»
(Giordano da Giano, La Cronaca).
«Molti miracoli fece quisto santo, et molti sengni mostrò
Dio per questo suo fedele servo frate Matheo in vita
et in morte per la pura sua obedientia» (G.
Oddi, La Franceschina).
Alla Porziuncola è seppellito il beato
Stefano da Narni, uomo di profonda carità, tanto caro
al Poverello di Dio.
E' lui il frate che fuggì senza obbedienza dalla Porziuncola,
per raggiungere il Santo in Oriente
ed avvertirlo delle gravi perturbazioni avvenute in
seno all'Ordine durante l'assenza del fondatore;
sembra inoltre che sia quel frate Stefano miracolato da S. Chiara.
Nel silenzioso Romitorio delle Carceri,
in Assisi, nel 1378 morì il beato Valentino da Narni;
fu seppellito nella Basilica di S. Francesco,
ove sempre «multis claruit et claret miraculis»
(Bartolomeo da Pisa, De conformitate).
Altro narnese è il beato Matteo
De Prosperis, le cui spoglie sono custodite nella chiesa
di N.S. di Lourdes in Narni; la data della sua morte è indicata dall'Hueber: 8 giugno 1374.
Sempre di Narni è il beato Stefano,
vissuto nella prima metà del sec. XVI; amico del beato
Giovanni Spagnolo, egli «fu de grande clarità
et oratione (...). Iace il corpo a Sancta Maria de li Angeli
con gli altri sancti frati»(G. Oddi, La Franceschina).
Che dire poi delle lucenti figure femminili
vissute nel monastero di S. Chiara di Narni,
sulle quali, fra tutte, si eleva la fulgida beata narnese
Fermina Cesi (1519-1557)?