Terni e dintorni
Dopo la Valle spoletana, terra francescana per antonomasia facente centro ad Assisi, la zona che ha il maggior numero di memorie minoritiche è quella che si estende nella provincia civile di Terni e prosegue nel territorio dell’antica Sabina. Vivissima è la tradizione dei frequenti viaggi di frate Francesco in questi luoghi: da Terni a Stroncone, S.Urbano, Calvi, Narni, Sangemini, Cesi, Acquasparta; da Amelia a Lugnano, Alviano, Orvieto, Baschi; da Piediluco a Greccio, Fontecolombo, Poggio Bustone, La Foresta, Rieti.
Ed il messaggio che aveva allora entusiasmato migliaia di contadini e cavalieri, giovani dame ed umili popolani, continua ad ammaliare quanti, ancor oggi, ripercorrono quegli itinerari.
Dopo una fugace apparizione nel 1208, 1209-1210, frate Francesco tornò nel ternano nel 1212-1213. Il Santo assisiate ripeterà il viaggio, almeno altre tre volte: nel 1218, 1220-1221 e 1225-1226. Nel gennaio 1213, l’Apostolo umbro era a Foligno quando, ricevuto l’invito del vescovo Ugolino, partì alla volta del Castello di Narni.Passato per Trevi, Campello e Spoleto, «l’Anno 1213 il Padre San Francesco capitò in Terni, e fu albergato dal Rettore della Chiesa di S. Cristoforo di detta città» (L. Iacobilli, Vite, II).
Tramanda lo storico Francesco Angeloni: «Essendo ivi il padre s. Francesco visitato da un gentiluomo nella chiesa di s. Cristoforo, convitatolo a mangiare con esso lui, non trovò vino in quella casa; laonde comandò che si recasse un fiasco di certo aceto, che v’era, il quale fu poi ritrovato perfettissimo vino» (F. Angeloni, Storia di Terni, 1646). «Nel medesimo tempo che S. Francesco era presso la chiesa di S. Cristoforo - continua Nicola Cavanna -, a poca distanza da quella crollò il muro di una casa ed uccise un giovinetto di dieci anni. Allora, i genitori del defunto fecero tosto ricorso all’intercessione del Santo, il quale recatosi di nascosto presso il cadavere del fanciullo, lo prese per una mano, e chiamandolo a nome (Giovanni), lo resuscitò da morte, né più né meno che se lo avesse destato dal sonno» (N. Cavanna, Umbria francescana, 1921).
Dopo alcuni giorni di permanenza, frate Francesco, ripromettendosi di tornare, lasciò Terni, e proseguendo il suo viaggio apostolico raggiunse il borgo di Collescipoli. Tramanda Agostino da Stroncone: «Da Terni (Francesco) và ad alloggiare in casa d’un uomo da bene vicino a Coldiscepoli, ove trova tutti in pianto, perché un fratello di quello è affogato nella Nera, e non si ritrova il cadavere. Il Santo dice, vadano a tale luogo del fiume, ove lo trovano, e portatolo a casa, egli lo risuscita» (Agostino da Stroncone, Umbria Serafica, 1680).
Da Collescipoli, il Giullare di Dio mosse alla volta di Stroncone. Francesco, in un anno non precisato, da molti collocato al 1218, tornò a predicare nella città di Tacito. Certamente precedenti visite, posteriori al viaggio apostolico del 1213, lustrarono vie, piazze e chiese della città «priva di sede episcopale». Terni, posta all’entrata della Valle spoletana, era tappa obbligata per chiunque, da Assisi, si fosse recato a Roma o nella Valle reatina. Nel gennaio 1218, per disposizione di Onorio III, Terni riebbe un suo vescovo: era il giovane Rainerio, priore, forse, della chiesa di S. Maria Assunta. Rainerio, ricevuta la nomina, invitò Francesco a predicare nella piazza antistante all’episcopio, ove il popolo, solitamente, si riuniva in arengo. Il duomo non sarebbe riuscito a contenere l’immensa folla accorsa ad udire le accorate parole dell’Assisiate.
Narra Tommaso da Celano:
«Aveva predicato una volta al popolo di Terni
ed il vescovo della città, mentre alla fine della predicazione
gli rivolgeva parole di elogio davanti a tutti, si espresse così:
“In questa ultima ora Dio ha illuminato la sua Chiesa con questo
uomo poverello e di nessun pregio, semplice e senza cultura. Perciò
siamo tenuti a lodare sempre il Signore, ben sapendo che non ha fatto
così con nessun altro popolo”.
Udite queste parole, il Santo accettò con incredibile piacere
che il vescovo lo avesse indicato spregevole con parole tanto chiare,
ed entrati in chiesa, si gettò ai suoi piedi, dicendo: “In
verità, signor vescovo, mi hai fatto grande onore, perché
mentre altri me lo tolgono, tu solo hai lasciato intatto ciò
che è mio. Hai separato, voglio dire, il prezioso dal vile,
da uomo prudente come sei, dando lode a Dio e a me la mia miseria”»
(II Cel., 141) .
Il Vescovo Rainerio, rapìto dal magnetico carisma di Francesco, espresse allo stesso il desiderio di erigere in Terni un “locus”, nel quale avessero potuto dimorare e lui ed i suoi frati. La nobile richiesta fu graditissima al Santo, il quale, forse in quello stesso giorno, si ritirò presso un antico oratorio dedicato a S. Cassiano, ove, come riparo, costruì capanne di frasche e di canne.
Tra i primi abitatori della originaria dimora minoritica ternana, è da ricordare il beato Simone dei Camporeali da Terni (1270).
Alcuni anni dopo la morte dell’Apostolo umbro, «anche Terni volle onorare la memoria del Santo Fraticello, erigendovi un tempio là dove egli aveva raccolti i suoi primi compagni ed ove aveva soggiornato nelle sue frequenti peregrinazioni e Filippo, vescovo della città, chiese allora e ottenne da Papa Alessandro IV con breve 15 ottobre 1259 l’oratorio di S. Cassiano e l’orto e le case adiacenti per ampliarvi il meschino cenobio e per erigervi la chiesa» (L. Lanzi, Relazione circa il restauro della Chiesa di S. Francesco di Terni, 1900, ms.).