san francesco e il movimento francescano
Non escludiamo altre personalità o altre persone dell'Umbria. Ma, evidentemente, quando si parla di un Umbro, naturalmente si parla di San Francesco; come quando si parla del "gran Fiorentino" tutti sanno che ci si riferisce a Dante Alighieri.
Si viene in Umbria per incontrarci con san Francesco; se ne parte dall'Umbria ricchi del dono di san Francesco; tutti per qualunque motivo ci sia arrivati e in qualunque paese si sia fatta sosta. Tutti perciò di san Francesco vorremmo conoscere di più perchè san Francesco è una storia che ognuno ama ripetere senza stancarsi mai. E di fronte a lui, ritornato bambino nella infanzia evangelica del suo rinascere, tutti ci sentiamo bambini a cui piace sempre sentir ripetere la stessa favola bella di un periodo dell'innocenza, quando gli uomini e le cose vivevano in perfetta armonia. Lo sentiamo come nostalgia e ce lo auguriamo come speranza. Ecco il motivo per il quale ci piace sentir parlare di Francesco d'Assisi.
Il Francescanesimo sorge in Italia, nel suo centro: l'Umbria, in un periodo in cui sta sorgendo anche la civiltà italiana: lingua, letteratura, arte confluiranno, dopo essersi alimentate al francescanesimo, a renderlo più popolare, diffuso, ammirato! Il Movimento di frate Francesco si diffonde dall'Umbria all'Italia: tanti paesi si vantano di quel passaggio, di un convento da lui toccato o fondato, di una grotta o di un romitorio, dove il Poverello di Dio abbia sostato. Un movimento che in pochi anni (1208-1221) ingloba 5.000 membri; oltre alle tante Clarisse e le migliaia di Penitenti e Terziari francescani di cui parla subito un estraneo, il vescovo Giacomo da Vitry.
Il Movimento francescano esce anche dall'Italia, ma resta psicologicamente un "Movimento italiano". Generalmente, i francescani provengono da estrazione popolare, pur potendo documentare adesione da parte di ricchi, di nobili e del clero. Giacomo da Vitry sottolineava, già agli inizi: Non c'è terra cristiana nella quale non abbiano fratelli (Historia occidentalis, 32). Non c'è terra e non c'è ceto, da cui non si possa provenire, per diventare francescani, soprattutto nei momenti "forti": quelli dell'istituzione (sec. XIII) e poi quello della rinascita, attraverso l'Osservanza (sec. XV). Dante Alighieri sembra affermare che il clima più adatto per la vitalità, possa essere l'Italia, quando attesta che, davanti all'esperienza fatta da San Francesco all'estero (missioni in Oriente), quasi inutilmente, e per trovar a conversione acerba troppo la gente, per non stare indarno, reddissi al frutto dell'italica erba (Par. XI, 103-105);quasi che l'Italia fosse il giusto prato ove poter far sviluppare quest'albero. E come in Italia il francescanesimo trova il suo "humus" propizio, così la stessa Italia trova nel francescanesimo il suo strumento per risolvere i suoi sforzi di rinnovamento, che la stanno tormentando da secoli: si pensi ai tentativi di riforma, che possono datarsi da Gregorio VII e che sfociano con Gregorio IX, tra papato e impero. E' un equilibrio italiano che emerge, contro l'esasperazione dell'evangelismo e del pauperismo ad oltranza, che preme dal di là delle Alpi.
Il travaglio durerà per secoli, ma troverà il momento più vero, più limpido, più puro, più risolutivo nel francescanesimo del Quattrocento (l'Osservanza), che l'esito storico più bello, ed è, nello stesso tempo, il momento più glorioso e più importante, forse, della storia d'Italia. Si pensi all'Umanesimo e all'apporto dato dallo sviluppo del francescanesimo, con la sua predicazione, la sua arte, la fondazione dei "Monti di pietà", la soluzione delle lotte sociali. Dall'Italia, giunge una soluzione per il mondo e per la Chiesa.
Il francescanesimo è più impegnato che altre istituzioni nei problemi della vita associata; si pensi al suo realismo, alla sua "praxis", di fronte alle idee e alle dottrine dei Domenicani. Il francescanesimo ha un rapporto diretto con la Chiesa (vd. istituzione del Cardinale protettore) e più ampio: si pensi alla fermentazione che esso induce attraverso il laicato; il Terzo Ordine Francescano (Ordine Francescano Secolare) porta a maturazione il problema che si sta affacciando alla ribalta della storia con i vari gruppi di "penitenti" e con gruppi maschili e femminili di "incarcerati" e di eremiti. Dal Trecento al Seicento, questi gruppi troveranno la loro stabilità nei monasteri maschili e femminili francescani e nelle varie "Riforme" del francescanesimo. Ci sarà qualche punta di esasperazione, poi si tornerà alta pacificazione e all'ortodossia.
L'Umbria, quindi - indiscutibile e orgogliosissima "mater" del francescanesimo -, non avrebbe il fascino irresistibile per milioni di persone, di ogni età, di ogni cultura, di ogni nazione e - senza dubbio - di ogni religione, se non vi fosse nato, in un paese sperduto alle falde dell'Appennino centrale, un uomo come San Francesco d'Assisi.
Senza dubbio alcuno, in essa, non vi sarebbero sbocciati tanti artisti, letterati, poeti, né vi sarebbero confluiti, se non si fosse trattato di cantare, di immortalare, con la penna, i pennelli, gli scalpelli, la pietra, il legno o qualunque altra materia, questa figura, la cui epopea meglio in gloria di ciel si canterebbe. Dovunque San Francesco è passato e la sua ruvida tonaca e i suoi piedi scalzi, contrassegnati dalle piaghe del Cristo, hanno toccato il suolo, è fiorita l'arte e la poesia, oltre che la santità. Per cui, giungere in Umbria significa entrare in uno dei più ampi musei e dei più santi sacrari del mondo: con gallerie infinite che coincidono con l'orizzonte ed hanno come sfondo fiumi e ruscelli, prati e colline, che tutti vorrebbero vedere e in cui tutti vorrebbero vivere almeno un'ora della propria vita.Nelle presenti pagine, oltre ad una approfondita parentesi sulla splendida figura del Santo assisiate e del Movimento da lui "fondato", saranno presentate, soprattutto, indicazioni di luoghi e di mete "poco battute", al di là delle solite strade, al termine di sentieri stupendi, tra il verde dei boschi e il mormorio dei ruscelli, dove frate Francesco canta e insegna la gioia di vivere.
Ecco l'Umbria. Ecco, in termini più generali, la terra di San Francesco: terra di capolavori immortali; patria di uomini immortali!