umbria mistica e sacra. misticismo in umbria
Nella santità e religione cristiana, l’Umbria ha fiorito singolarmente in ogni secolo. E se la vera nobiltà cattolica consiste nell’anzianità della santa fede e stabilimento e propagamento di essa, l’Umbria è stata una delle provincie d’Italia che tra le prime l’ha abbracciata [...].
Oltre li santissimi patriarchi Benedetto e Francesco e le sante patriarchesse Scolastica e Chiara, sono usciti da questa provincia circa altri quindici fondatori di Ordini o Congregazioni e Riforme; e più di ventimila fra santi e beati [...]; il Signor’Iddio l’ha privilegiata di tutti i doni temporali e spirituali e [...] non fecit taliter omni nationi (non fece altrettanto per altri Paesi).
Questo scriveva Ludovico Iacobilli (1598-1664) nel “Discorso della provincia dell’Umbria” (L. Iacobilli, Vite de’ Santi e Beati dell’Umbria, Foligno 1647, tomo I, p. 19). Dell’Umbria, Guido Piovene (1957) ha affermato: In nessuna altra parte d’Italia esiste una corona di città belle, così prossime l’una all’altra: Perugia, Assisi, Gubbio, Orvieto, Spoleto e poi Narni, Spello, Trevi, Foligno, Montefalco, Città di Castello; nomino da sola Norcia, perchè si tende troppo spesso a dimenticarla; più una città industriale, Terni. Ma l’elenco è tutt’altro che completo. Altre città o centri minori possono, con dignità, esservi aggiunti: vedi Cascia, Gualdo Tadino, Nocera Umbra, Amelia; nè vanno dimenticati per motivi diversi, ma ugualmente validi come documentazione d’ambiente, di storia, di cultura, Otricoli (l’appendice meridionale dell’Umbria), Città della Pieve (punto d’incontro, ad ovest, con la Toscana, e patria di Pietro Vannucci: il “Perugino”), Todi con la sua millenaria storia da ricantare. Gli anzidetti sono soltanto i centri maggiori, dove a più chiare note viene narrata, nelle sue cento voci, la storia dell’Umbria.
E se, da questi punti-chiave, ci si addentrasse, attraverso strade secondarie spesso cariche d’incanto, nei piccoli paesi, nei minuti borghi, si avrebbe altrettanta storia ed altrettante tracce degli Antichi Umbri, degli Etruschi, dei Romani, del Medioevo, del Rinascimento. Basti pensare a Stroncone, Collescipoli, Acquasparta, Alviano e Lugnano in Teverina, Tuoro e Passignano sul Trasimeno, Umbertide e Montone, Corciano e Magione, Baschi, Piediluco (e le Marmore), Ferentillo, Preci, Bevagna; Montefalco...Ma allora, tutta l’Umbria?Sì, perchè non c'è paese o gruppo di case, dove non esista almeno un castello, una torre, una chiesa, un convento o un’abbazia, più o meno conservati: dovunque storia, leggenda, arte, panorama si fondono a documentare momenti di vita intensa, la cui eco permane e si espande anche fuori della Regione.
Plinio il Giovane, nella Epistola XXIV, sottolinea: L’Umbria ricorda le antiche glorie, chè se negli uomini veneranda è la vecchiezza, nelle città è sacra Umbria santa e mistica. Non è retorica come Umbria verde, ma una caratteristica dell’animo umbro. Il misticismo umbro affonda le sue radici nei centri spirituali di Vulsinum, di Iguvium, del templum Clitorii, del Mons Lucus, anteriormente alla conquista romana e alla diffusione del Cristianesimo, cioè dall'epoca delle Città-stato. In queste prime organizzazioni erano infatti due componenti: l'arce sacra (okri) e la cittadinanza (utas) cinta dal pomerium, come due saranno le componenti dei Comuni medievali: il campanile della Pieve e la torre civica; due emblemi, due ideali per l'uomo completo: corpo e spirito. Le magnifiche tavole bronzee di Gubbio sono di argomento liturgico. La civiltà romana assorbì il sentimento austero e mistico degli Umbri, degli Etruschi e dei Sabini unitamente al sistema delle Città-stato con l’arce e il pomerium, la divisione dei cittadini in centurie e decurie, l'organizzazione militare: i fasci, la toga virilis et praetexta, lo scettro con l'aquila, la clamide, i calzari, le corone trionfali, la domus romana, la lupa capitolina. Roma ereditò il culto a Juppiter, a Marte, alla Cupras Mater (Cybele), gli auspici degli àuguri con le aves augurales, il culto dei morti, l’uso delle urne cinerarie, dei cippi funerari.
Dagli Umbri Roma apprese a cingere l’Urbe col pomerium sacrum; come scrive Plutarco, apprese a dirigere l'aratro intorno all'arce sacra del Palatino, perchè sacro fosse tutto il muro di recinzione. Su questo substrato etnico-religioso, come su ogni altro gruppo etnico del mondo, ieri e oggi, si inserì profondamente il Cristianesimo, spiritualizzando e santificando i templi e i riti: fu la tecnica pastorale dei missionari e evangelizzatori di allora e di oggi. Al tempo del Rescritto di Costantino per Spello (anno 330), l’Umbria era in gran parte cristiana. Attorno alle città, come Spoletium, sorsero numerose zone cimiteriali, mèta dei cultores martyrum. E’ del sec. IV il Tempietto cristiano del Clitunno; della fine dello stesso secolo numerose Lauree eremitiche, che sorsero nelle Valli umbre, da Monteluco alla Valnerina, dai monti Martani alla Valle Tiberina e Tupina, per un esteso Movimento eremitico.
La Regione, in seguito, fu tempestata di oltre 300 priorati e abbazie per il vasto Movimento benedettino; divenne un “prato fiorito” di cripte e chiese romaniche con il motto ora et labora dell'umbro S. Benedetto da Norcia. Attorno alle Pievi romaniche, accanto alle celle monastiche, ebbero impulso le prime communitates rurali del sec. XII; dalle Abbazie l'esempio di nuove civitates christianae, organizzate in liberi Comuni. Sempre su questo substrato etnico ha germogliato, nel sec. XIII, il Movimento francescano. S. Francesco era di “queste” parti. Per merito di Francesco sorse un nuovo umanesimo di pace e fratellanza tra quei che un muro ed una fossa serra. Il francescanesimo ha continuato la sua animazione nei secc. XIV e XV con le contestatrici Compagnie dei Disciplinati, degli Spirituali, dei Bianchi, che facevano vibrare di commozione le gremite piazze di Perugia, di Assisi, di Spoleto, di Terni, di Narni, di Orvieto, etc., etc., per reagire alle guerre, ai bandi, alle discordie, alle ingiustizie, per una più calda fratellanza.
Il movimento spirituale è continuato nelle Confraternite, nei Monti di Pietà, nei Monti Frumentari; e la manifestazione più apparente ne è il ricco folklore umbro. E’ stato questo profondo sentimento mistico popolare a suscitare la ripresa dopo tante vicende di contesa del suo territorio da parte dei “grandi”. II misticismo fu il movente e l’ispirazione della “dolcezza” dell’arte umbra, prodotta dalle numerose Scuole di Foligno, di Gubbio, di Fabriano, di Perugia, e fu l’anima dell'arte di Raffaello. Senza questo sentimento religioso, sottolinea Ansano Fabbi, gli uomini sarebbero ancora all'età cavernicola. Senza questo lievito saremmo ancora all'epoca dei Barbari: e lo saremmo se non fosse passato un Gregorio Magno a convertire i Longobardi; un Benedetto a salvare, nei cenobi, gli incunaboli della civiltà greca e romana; un Francesco a ispirare la fratellanza e gli ideali spirituali.
Ogni nuova civiltà, fatta di tecnicismo e consumismo, che non affonda le sue radici nel substrato etnico, è un'illusoria montatura su sabbie mobili; è un'ubriacatura che, facendo barcollare nel buio, diventa autolesionismo.Se il Cristianesimo non avesse ispirato tante opere d’arte, oggi la “Galleria Umbra” raccoglierebbe soltanto urne cinerarie e frammenti d’arte romana. Senza questi valori spirituali, l'uomo, deluso dalla tecnica, sarebbe un vuoto automa. La spiritualità ha interamente permeato la vita, la storia, l'arte, la civiltà umbra! Il popolo umbro non ha cercato solo la libertà, la democrazia, il benessere economico, ma anche la serenità mistica, che rende lieta l’esistenza. La sua spiritualità di tre millenni forma la struttura portante per una civiltà dell'avvenire, ma ancorata al passato. Non vanno dimenticali i motti dei due grandi umbri (Benedetto da Norcia e Francesco d'Assisi): Ora et labora - Pax et bonum, perchè non sarà la tecnica a far felice l'uomo, ma il lavoro e la preghiera, la pace e il bene!