UMBRIA Mistica e Sacra

Diocesi Umbre

Diocesi Umbre

Nel sec. V, in Umbria, esistevano 22 Diocesi, che certamente erano sorte da almeno un secolo.
Ogni città ha i suoi Martiri, i venerati sepolcri, che provano il nucleo storico delle leggende successive.

L’apostolo più testimoniato per la prima evangelizzazione è S. Feliciano. Nelle tre edizioni della "Passio S. Feliciani", risalente al sec. VI, si ricorda la sua predicazione nelle seguenti città: Foligno, Forum Flaminii, Bettona, Bevagna, Gualdo Cattaneo, cittadine collegate con la consolare Flaminia. Quindi Spello, ove S. Feliciano ordinò vescovo S. Felice; Assisi, dove, presso le mura è l’antico mausoleo a lui intitolato; Spoleto, in cui il ritratto del Santo è incluso nella "Serie dei vescovi"; Trevi, che fu convertita dal culto a Diana; Carsulae; Narni, dove si celebra l’Ufficio del Santo vescovo martire; Terni ove Feliciano ordinò vescovo S. Valentino; Nocera, che ne celebra la festività; Rosella presso Sassoferrato; Gualdo Tadino; Pistia presso Colfiorito; Gubbio, che include il Santo nell’Ufficio. Poi S. Feliciano predicò a Perugia, ordinandovi il vescovo S. Fiorenzo; predicò nei "vici" attorno al Trasimeno, dove è ricordato con una chiesa dedicata al Martire; quindi si recò ad evangelizzare Norcia, ordinandovi il primo presbitero Pisenzio e dove è ricordato da un'edicola e una cappella in Cattedrale. Il Santo vescovo di Foligno predicò instancabile il Vangelo nel Piceno e nell'Abruzzo, da Ancona a Teramo.

Le antiche Diocesi umbre


FORUM FLAMINII  fu dunque uno dei primissimi centri cristiani umbri. S. Feliciano aveva avuto l’incarico da papa Eleuterio (175-189) di “Missionario dell’Umbria” e di ordinare presbiteri nelle Comunità nascenti. Egli era stato consacrato vescovo da papa Vittore, nel 197. Lo Iacobilli estende la missione di Feliciano nella Tuscia (come Pistoia), nel Piceno (Sentino, Umana, Tolentino, Jesi, Recina, Osimo, Ancona, Senigallia, Pesaro, Fossombrone, Urbino, Cingoli, Fermo e Ascoli). Lo fa presente in Abruzzo (Sulmona, Teramo, Amiterno, Penna) e perfino a Benevento, in Sabina o regione Valeria (Forcamelone, Falacrine o Cittareale, Antrodoco o Interoclea e Rieti). Feliciano terminò la sua attività apostolica con un glorioso martirio al tempo di Decio Imperatore, reduce dalla vittoria sui Medi e sui Persiani. Con lui furono martirizzate Addon, Sennen e Messalina, che lo aveva confortato nella prigione. Il Santo morì presso Foligno (a Mormonzone) il 24 gennaio del 251. I suoi resti furono trasportati, per devozione, a Metz dal vescovo Teodorico, al tempo di Ottone I nel 965, e a Minden in Sassonia. Furono riportate solennemente a Foligno nel 1673.


OCRICULUM (Otricoli) fu la prima città conquistata dai Romani e poi la prima città umbra evangelizzata, tanto che fu centro di una piccola Diocesi. Nel 495 è presente, infatti, al Sinodo di papa Gelasio (492-496) il vescovo di Otricoli Costanzo. Altro vescovo, Fulgenzio, è ricordato da S. Gregorio Magno ("Dialoghi", III, 12) per l’incontro con il re Totila nel 545. Secondo una epigrafe di quella chiesa, Fulgenzio onorò con un degno sepolcro la memoria del Martire S. Vittore, caduto per la Fede nella persecuzione di Adriano del 118. Altri Martiri di questa cittadina furono: Medico, Leonzio, Gennaro, Vittoria, Leopardo, tutti Martiri del 173, al tempo dell'impero di Marco Aurelio.


NARNIA (Narni) venera il primo vescovo martire S. Giovenale.  La "Passio" del sec. VI lo ricorda come medico africano venuto a Roma a venerare la tomba degli Apostoli. Da papa Damaso (366-384) fu ordinato vescovo e inviato in Umbria a diffondere il Vangelo nel 369. Egli edificò in Narni, presso le mura, il primo oratorio intitolato a S. Valentino, adunandovi i primi cristiani. Morì il 7 agosto del 376. I molti prodigi avvenuti presso il suo sepolcro e l’elezione di lui a Patrono di Narni, ne diffusero il culto nei vari "vici" del Lazio e della Sabina. Un vetusto sepolcro del sec. IV custodisce, in Cattedrale, i resti del Santo Vescovo; Belisario, nel 534, vi aveva costituito accanto un Monastero. Il sacello fu amplialo nel sec. VI, quando vi fu sepolto anche il vescovo Cassiano ricordato da S. Gregorio Magno ("Dialoghi", III, 6). Sulla facciata fu inserita una croce, scolpita fra due agnelli affrontati, con un’epigrafe di invito alla fiducia: «Cuncta recepturum te noscens congrua factis». Altri vescovi di Narni furono: S. Massimo (anno 376), S. Pancrazio (anno 425), Vitaliano (anno 500), S. Procolo (ucciso dai Goti nel 545), S. Anastasio, che nel 606 diresse anche la Diocesi di Terni e fu presente in Roma, nel 649, al Concilio Lateranense.


INTERAMNA NAHARTIUM (Terni). La città, come proferisce l'antico nome, è adagiata fra i corsi d’acqua del Nera, del Serra e del Tescino. Primo missionario della città fu S. Antimo vissuto nel sec. II, e martirizzato a Spoleto. Il secondo vescovo fu S. Valentino, immolalo il 14 febbraio 273, al tempo di Aureliano. La "Passio" del Santo, del sec. VIII, completando il "Martirologio Geronimiano", narra come egli fosse stato a scuola presso il retore Crotone, in Roma, e poi, tornato a Terni, fosse stato consacrato vescovo da S. Feliciano nella metà del sec. III. Ancora a Roma, in seguito alla guarigione di Cheremone, figlio del suo retore, convertì alla fede Crotone e tre studenti greci: Procolo, Efebo, Apollonio e il figlio del Prefetto di Roma, Abondio. Per questo fatto, il prefetto Furio Placido lo condannò a morte presso il Ponte Milvio; poco distante dal luogo del martirio, papa Giulio I (337-352) vi edificò una chiesa. I resti mortali di Valentino furono però condotti nel cimitero cristiano di Terni, ove, nel sec. IV, fu innalzato un Oratorio in suo onore. Nella sede ternana, a Valentino successe S. Procolo, martire al tempo di Diocleziano. Anche Efebo e Apollonio furono Martiri di Cristo. A detta di Francesco Angeloni ("Historia di Terni", Roma, 1646), il primo evangelizzatore di Terni sarebbe stato S. Pellegrino – vescovo di Foligno - nell’anno 138, cui successe, nel 145, S. Antimo. Un terzo vescovo sarebbe S. Volusiano, il quale, stando a quanto riferito dagli "Acta S. Herculani" in Perugia, avrebbe terminata la vita presso l’eremo di Carsulae. Altri nomi di vescovi ternani sarebbero: S. Siro (anno 320), Antemio (425), Aleone (437), Omobono (436), Pretestato (460), Costantino (465), Pietro (470), un secondo Valentino (515), un secondo Procolo (533) che fu fatto decapitare nel 546 dal re Totila. Altri successori nella sede di Terni sarebbero: Siro II (anno 553), Valentino III e S. Cassio di Narni (554), un secondo Giovenale (595), poi Giovanni, Proiettizio, Costanzo e il vescovo di Narni S. Anastasio, vissuto nel 606. Dalla serie dei Duchi di Spoleto, si apprende che nel 742 vi fu eletto vescovo il duca dimissionario Trasamondo. L. Iacobilli ("Vita dei Santi e Beati dell’Umbria", Foligno, 1647), ricorda altri Martiri ternani: Saturnino, Castulo, Magno, Zenone, Lucio, Claudio, Carbonato, Triboniano, Planio, caduti sotto la persecuzione di Aureliano nel 273. G. B. De Rossi ("Bull. Archeologia cristiana", anno II, n. 3) ricorda come documentato il martirio di Sabina e Serapia al tempo di Aureliano. Tutti questi fatti dimostrarono la precoce evangelizzazione della città di Terni.


AMERIA (Amelia), piccola colonia romana, ma città umbra che ancora conserva le mura pelasgiche, ebbe anch'essa dei vescovi nel sec. V: Stefano (anno 420), Dario (anno 463), Marziano (anno 484), S. Imerio, i cui resti furono portati, nel 964, a Cremona. Di Amelia sono i Martiri: Secondo, Firminia, Olimpiade, immolati all'inizio del sec. IV, durante la persecuzione di Diocleziano e Massimiano. S. Firminia, Vergine e Martire, divenne la Patrona della piccola città umbra. Una "Passio" del sec. IV riferisce che la Santa era figlia del prefetto di Roma Calpurnio; al tempo di Diocleziano si rifugiò presso Amelia. L’ufficiale romano Olimpiade tentò, con lusinghe e minacce, di imporle di sacrificare agli Dei, ma rimasto egli paralizzato nel tentativo di farle violenza, fu guarito per le preghiere della stessa. Unitamente a tutti i famigli ricevette il Battesimo e poco dopo il martirio. Il nuovo ufficiale romano Magnetio tormentò in vari modi la Santa Vergine, ma trovatala irremovibile nella fedeltà a Cristo, la uccise il 24 novembre dell’anno 303 ad Agoliano, presso Amelia. I resti mortali, rinvenuti nell’anno 870 dal vescovo Pasquale, furono trasportati entro l'area della cittadina, ove sorge la Cattedrale.


VINDENA (Piediluco) ebbe dei Martiri al tempo di Adriano, nell’anno 177: S. Sabina e S. Serapia, che, a detta del "Martirologio romano" «sepultae sunt iuxta aream Vindiciani».


COLLESCIPOLI ebbe il martire presbitero S. Antimo, immolato al tempo di Marco Aurelio nel 176. Il culto si diffuse in tutta la Sabina. Viene ricordato dall’Ughelli ("Italia sacra") e da Gregorio Magno in una lettera al Vescovo di Nomentum (Mentana - Roma), Boroso, invitandolo ad aver cura «S. Anthimi ecclesiae in Curium Sabinorum territorio constitutae». Grande importanza ebbe la vecchia Flaminia, che attraversa i monti Martani, sia per la conquista romana, sia per la diffusione del Cristianesimo.


CESI, sul monte Torre Maggiore (m. 1121), era un "habitat" preistorico, e un’arce umbra sorgeva a quota 787, su cui fu edificata, nel sec.IX- XI, la chiesa di S. Erasmo. Più in basso sorgeva, difeso da mura pelasgiche, il "vicus". Nei pressi si sviluppò altro "vicus romanus", detto "Casventum", cioè Sangemini dalle belle chiese romaniche di S. Giovanni e S. Nicolò. Carsulae era una importante stazione romana lungo la via Flaminia, come dimostrano i ruderi più vistosi dell'Umbria: l'arco di Traiano, il teatro, l'anfiteatro, le domus e le tombe gentilizie lungo il litostrato della consolare.


VICUS MARTIS (Massa Martana) con le catacombe e le grotte presso l'Abbazia di S. Faustino, dai molti reperti e sarcofagi romano-cristiani, indica essere stato un centro romano e cristiano. Limitrofa è Acquasparta, altro "vicus romanus" con il romano Ponte Fonnaia. Lungo la consolare è S. Maria in Pantano del sec. XI: si scorge ancora un muro a "opus reticulatum" e un sarcofago con scultura del sacrificio di una cerva oltre a una epigrafe romana. Più oltre è l'Abbazia di S. Fidenzio del sec. XII, caratteristica per le strette feritoie, dagli intrecci, rosoncino e amboni bizantini (sec. IX). Seguono S. Illuminata del sec. XI e la incantevoli chiese romaniche di S. Terenziano, di S. Maria di Agello, di S. Maria di Vepri. Esse stanno a testimoniare il fervore cristiano degli abitanti dei Monti Martani.


TUDER (Todi), la splendida colonia romana, aveva fuori Porta Oxirina una zona cimiteriale, rifugio dei cristiani perseguitati. La città di Todi ha lasciato molte testimonianze della precoce evangelizzazione cristiana. Un primo apostolo, S. Marziano, è ricordato dagli «Acta S. Brixi». Al tempo di Adriano, nel 117, vi fu il martire S. Terenziano, presbitero, il quale dette il nome a un vicino villaggio. La lucerna fittìle con il Crismo del museo tuderte, è il simbolo della luce cristiana diffusa in città. Altri martiri di Todi, furono: S. Cassiano primo vescovo, figlio del proconsole Ablavio, imprigionato per la Fede sull'altura presso la cisterna romana e ivi martirizzato; S. Felice, secondo il Lanzoni primo vescovo di Massa Martana, ebbe il martirio al tempo di Diocleziano e Massimiano, nel 306. Prova indiscussa è il suo sepolcro presso «castrum Jani» (Giano), dove sorgeva il primo oratorio cristiano. Secondo Iacobilli, presso Giano, nel 950, sorse la chiesa cristiana, trasformata nel sec. XII dai Benedettini, nell'attuale Abbazia di S. Felice di Giano. Il Baronio ricorda di Todi altri due vescovi: Cresconio e Fortunato; questi, nel 515, fu inviato dal papa Ormisda (514-523) all’imperatore d’Oriente Anastasio. Più noto è un secondo vescovo S. Fortunato di Poitiers, morto nel 565 e ricordato da Gregorio Magno ("Dialoghi" I,10) come taumaturgo al tempo dei Goti. Con il suo intervento liberò Todi dall’assedio di Totila e fu proclamato Patrono della città. Si ricorda come uno dei capi Goti, caduto da cavallo, esperimentò la potenza taumaturgica di S. Fortunato. Fu guarito da una frattura al femore, ma a condizione di lasciare liberi due ostaggi, che recava seco, e di abbandonare l’assedio alla città. Molti altri fatti edificanti di questo Santo uomo, raccontò al papa Gregorio il vecchio contadino Giuliano. Venerabile rimase per i cittadini il suo sepolcro, e dai Maitani, in onore di S. Fortunato, fu edificata la magnifica chiesa gotica. Ogni anno, il 14 ottobre, è gran festa in città. Non si debbono poi dimenticare altri Martiri di Todi, come: S. Concordio (Martire del 174), S. Illuminato, S. Fidenzio, S. Donato, S. Eraclio, S. Paolino, S. Saturnino, S. Saturo, S. Marino, S. Temedo e S. Maedina immolati al tempo di Diocleziano. Ad essi Ludovico Iacobilli aggiunge i SS. Severo, Sesuto, Venustiano, Lorenzo, Flacco e Degna Martiri dei Monti Martani. A questi centri paleocristiani, succedettero poi gli eremi di S. Antimo di Petroro, di S. Anastasia di Castelvecchio, di S. Pietro di Roiano presso Pantalla, di S. Faustino e di S. Angelo di Saragano.


SPOLETIUM (Spoleto) fu circondata nel suburbio da numerosi sepolcri di Martiri, in una fascia cimiteriale: S. Gregorio, S. Ponziano, S. Concordio, S. Carpoforo, S. Brizio, S. Vitale, S. Sabino. Le "Passio" dei Martiri sono avvolte in un alone di leggenda come componimenti letterari, e possono far sorridere ipercritici smaliziati, ma le tombe, venerate da secoli, le umili cripte, le mirabili chiese romaniche spoletine sono libri aperti comprovanti l’autenticità del fondo storico. E’ un serto di libertà, di grazia e di bellezza che circonda la città pagana di Spoleto. S. Gregorio fu martirizzato nell’anfiteatro romano all’inizio del sec. IV, e i suoi resti mortali furono raccolti dalle mani gentili della vergine Abbondanza in un sepolcro "extra-urbem" (ora cripta e chiesa di S. Gregorio). S. Ponziano, il Patrono della città e diocesi, fu decapitato nel 175 sotto Marco Aurelio dal preside Flaviano; «et venerunt christiani et sepelierunt eum non longe a muro civitatis in agro Sincletae» tramanda la "Passio". Altre mani pure e gentili di Sincleta ne aggiustarono la tomba. La cripta e la mirabile chiesa romanica è presso le mura della città. Poco oltre, sul colle Luciano sorge la basilica costantiniana di S. Salvatore dedicata al Martire Concordio, ucciso nello stesso anno di S. Ponziano. La "Passio" ricorda «tunc venientes duo clerici tulerunt corpus eius et posuerunt non longe a civitate spoletana». S. Brizio vescovo, martirizzato al tempo di Diocleziano (anno 303) ha dato il nome a un villaggio e a una chiesa romanica, nella cui cripta è il suo sarcofago. Poco distante è la chiesa romanica di S. Sabino, martirizzato nel 310 al tempo di Massimiano. Anche i resti mortali di lui furono raccolti da una vergine Serena: «cuius corpus collegit Serena et sepelivit a civitate pro uno milliario». La chiesa è ricordata da Paolo Diacono e da S. Gregorio Magno ("Dialoghi" IX, 71). Ai Santi Apostoli, sempre sulla pianura, è la tomba del vescovo Spes, il «cultor martyrum», che ebbe cura del sepolcro del Martire Vitale, cura che lasciò in eredità alla vergine Calvenzia: «ella circonda la tomba col profumo del suo pudore con maggiori premure di quelle prestate a lui vescovo mentre era in vita». La chiesa romanica di S. Pietro è sulla via Flaminia, prima di entrare in città. Sorse nel 402 per opera del vescovo Achilleo su zona cimiteriale. Questo Vescovo, altro poeta, recò da Roma, nel 409, dove aveva celebrata la Pasqua a nome del papa assente Bonifacio, dei frammenti delle catene di S. Pietro. Sulla facciata di S. Pietro si leggeva l'invito ai romei: «Alza gli occhi, o pellegrino, sia che a Roma sei diretto o da Roma ritorni; sosta un poco in questo tempio, aula del grande Pietro. Che differenza c’è tra questa e la basilica in Roma? Se quella custodisce la croce del martirio, questa ne conserva le catene. Fu costruita dal grande vescovo Achille. Qui innalza dunque le tue preci». Nel carme si legge: «Il Vescovo di Cristo, il pio Achille, questa mole innalzò in onore di Pietro. Nessuno la creda indegna di tanto titolo perché non vi risplende il suo sepolcro. Questo, si sa, è nella grande Roma, perché ivi patì e morì pel nome di Cristo. Ma il sepolcro che racchiude il corpo può forse serrare tra le pietre lo spirito? No, ché vinto il mondo e la morte, lo spirito trionfa innalzandosi nell’alto dei cieli. Avendo il martire sofferto in vita per amore di Cristo, con Cristo trionfa ovunque e Cristo mostra i Santi a tutti i credenti, perché soccorrano quanti li invocano. Qual meraviglia che ovunque si innalzino chiese in onore del grande Apostolo, se la Chiesa stessa diffusa nel mondo tutti riconoscono fondata su Pietro? Dio stesso, capo della Chiesa gli diede il nome di pietra dicendo: sii Pietro, perché su di te fonderò la Chiesa che espanderò nel mondo. In te si reggerà la Chiesa destinata a vincere fra le genti le potenze infernali. A te Cristo diede il potere di chiudere e di aprire le porte del Regno dei cieli secondo i meriti di ciascuno, assicurandoti che sarà ratificato in cielo ciò che avrai sentenziato in terra. Disse infatti: Tu sei Pietro e a te affido le porte del Regno dei cieli. Per questa autorità Pietro divenne potente in terra e in cielo: arbitro in terra, portinaio in cielo. Sciogli, o Pietro, le catene del male, tu che puoi aprire il regno celeste ai beati. A te dette il potere di sciogliere i peccati, Colui che ordinò all'Angelo di spezzare le catene del tuo carcere».


TREBIAE (Trevi) ebbe il primo Vescovo in S. Emiliano, consacratovi da S. Brizio spoletino. Subì il martirio coll'esser sommerso nel Clitunno, nell’anno 303. L’epigrafe del sec. IV sulla sua tomba recita «ossa S. Miliani Martyris». Un «Laurentius episcopus trebiensis» fu presente al Sinodo del 495 del papa Gelasio (492-496). Gregorio Magno unì la diocesi di Trevi a quella di Spoleto.


MEVANIA (Bevagna), altra pittoresca cittadina umbra, venera il suo primo vescovo S. Vincenzo unitamente a S. Benigno, Martiri del tempo di Massimiano (anno 298). Altro vescovo di Bevagna di nome Innocenzo fu presente al Sinodo indetto nel 502 da papa Simmaco (498-514). A lui successe Marciano, poi Gregorio Magno unì la diocesi a quella spoletina.


FULGINIA (Foligno), oltre al Martire vVescovo S. Feliciano, venera altri Martiri come Carpoforo (anno 296), Eraclio, Giusto, Mauro, Messalina contemporanei di S. Feliciano (anno 250). La piccola diocesi di "Forum Flaminii" (S. Giovanni Profiamma), il "vicus" S. Feliciano, fu unita a quella di Foligno.


NUCERIA (Nocera Umbra), stazione della Flaminia, fu presto a conoscenza delle verità cristiane. Dalla "Passio S. Feliciani", si apprende che fu evangelizzata nella metà del sec. III. Nel sec. V è segnalata fra le 22 diocesi dell’Umbria. A un «Felici episcopio nucerino» scrive una lettera il papa Innocenzo I (401-417), e un vescovo Aprile, fu presente ai Sinodi romani durante lo scisma di papa Simmaco (499-502), distinto dal vescovo di Nocera Inferiore di nome Lorenzo.


IGUVIUM (Gubbio) ebbe per tempo una serie di vescovi ricordati da una lettera di Innocenzo I del 416 al vescovo Decenzio. Leonzio fu vescovo di Gubbio nel 324; Probo nel 326; Iunio Anicio dei Frangipane nel 351; Taolo tiburtino nel 353; Felice nel 367; Dionigi sabino nel 393. La citata lettera pontificia - come si vedrà successivamente - ha grande importanza storica e liturgica, e mostra la seria organizzazione delle diocesi umbre. S. Ubaldo è il patrono di Gubbio. Egli nacque dalla nobile famiglia Baldassini nel 1080. Rimasto orfano, fu educato presso i Canonici Regolari di S. Secondo e presso i religiosi di Fano. Divenuto sacerdote nel 1114, fu zelante per la riforma ecclesiastica: per questo si recò presso S. Pier Damiano a S. Maria in Porto di Ravenna, poi a Fonte Avellana. Proposto vescovo di Perugia, nel 1126, fuggì dalla città per esimersi. Ma dopo 2 anni, morto Stefano, presule di Gubbio, fu elevato alla carica vescovile e confermato da Innocenzo II (1130-1143). Benefica, civilmente e religiosamente, fu la sua attività, sia per le opere di misericordia verso gli infelici, sia per la pacificazione delle parti politiche, sia per la difesa della città dalle truppe del Barbarossa nel 1155. Fu acclamato allora «Defensor civitatis». Ubaldo morì il 16 maggio 1160, fu canonizzato nel 1191 da Celestino III, mentre nel 1194, l’11 settembre, il vescovo Bentivoglio fece la traslazione delle sue ossa sul monte Ingino, nella chiesa dei SS. Gervasio et Protasio tenuta dai Canonici Regolari.


ASSISIUM (Assisi). Secondo il Baronio e un panegirico del 1052 di S. Pier Damiani, il primo evangelizzatore e vescovo di Assisi, fu S. Rufino. Originario del Ponto, questi predicò ai Marsi, poi giunse ad Assisi, al fine di dissuadere i cittadini dal culto di Minerva. Per il suo zelo fu presto scoperto per cristiano e fu sommerso nel Chiascio, il giorno 11 agosto del 240. I suoi resti furono ritrovati nel 412 e custoditi in un Oratorio di Costano, quindi traslati nella cripta di S. Maria Maggiore. Quando il vescovo Ugo fece costruire la prima chiesa in città in suo onore (anno 1035), traslò le ossa in quella cripta. La chiesa di S. Rufino ebbe, nel 1134, la magnifica struttura romanica ad opera di Giovanni da Gubbio. Oggi il Santo è venerato nel sarcofago romano decorato dalle fasi lunari scolpite.
La cattedrale fu consacrata nel 1228 da Gregorio IX. A S. Rufino successe nell'episcopato S. Vittorino, poi Sabino (anno 300), Basilio (412). In Assisi è ricordato S. Gordiano Martire del 253. Anche Hispellum (Spello), presso Assisi, ebbe, nel 299, il suo vescovo martire S. Felice. Bettona ebbe S. Crispolto Martire sotto Massimiano.


PERUSIA (Perugia), come le altre città umbre, fu evangelizzata “per tempo”. Come suo primo apostolo si ricorda S. Costanzo, al tempo di Antonino Pio (metà sec. II). Nel 161, al tempo di Marco Aurelio, Costanzo fu imprigionato dal console Lucio e dal prefetto Carisio in casa di Cresenzio. Essendosi convertiti i suoi custodi, fu lasciato libero, ma raggiunto nel rifugio di Monticelli, fu di nuovo arrestato. Per la seconda volta alcuni custodi, convertitisi, lo lasciarono libero. Rifugiatosi in campagna, Costanzo bramò far visita in Assisi ai confessori della Fede. Riconosciuto dai soldati, fu per la terza volta arrestato e condotto a Spello e quindi a Foligno. Ma non cessando egli di predicare la verità, al Trivio di Foligno, perché non sorgessero tumulti in sua difesa, notte tempo, il 29 gennaio del 175, fu decapitato. Il suo corpo fu riportato a Perugia dai suoi seguaci e ammiratori. Considerato Patrono della città, fu edificata in suo onore una chiesa nel 1205. Altri Martiri perugini ricordati con venerazione sono: S. Ercolano, S. Valentino, S. Marciano, S. Felicissimo. Nella "Serie dei vescovi", dopo S. Costanzo e S. Ercolano, si ricordano: Decenzio (253), Giuliano, Massimiliano (499-502); si ricorda ancora Ercolano II, «defensor civitatis» contro i Goti nel 554, e fatto decapitare da Totila, come rammentano Procopio e Gregorio Magno. Tra le chiese più antiche si mostrano S. Giovanni Rotondo (oggi S. Filippo), forse Battistero cittadino, e S. Angelo di architettura ravennate.


ARNA (Civitella d’Arna) presso Perugia, fu un "municipium romanum", fondato nella centuriazione augustea del 40 a.C. e una delle diocesi umbre. Da essa provengono le colonne marmoree di S. Pietro in Perugia.


URBS VETUS (Orvieto). Tra Orvieto e Bolsena, sull'altura di Capriola, sorgeva un habitat preistorico, che poi divenne centro etrusco col nome di "Viètena". Distrutto dai Romani nel 265, fu costruito in basso con l'attuale Bolsena. Altra acropoli etrusca sorse più a nord col "Fanum Vultumnae", divenuta centro dei commerci dell’Etruria nel 390 a.C. per il vicino porto di "Palianum" sul Tevere, in cui giungevano i vasi attici tanto imitati dagli Etruschi. Secondo Tito Livio, divenne anche il centro della Confederazione umbro-etrusca: «In questa città, sacra al Fanum Vultumnae convenivano i mercanti dell'Etruria e vi fu decisa la guerra contro Roma». Orvieto era dunque anche il centro religioso delle Lucumonie, per le annuali celebrazioni durate fino al tempo di Costantino. Ai piedi della rupe tufacea, si estendeva una vasta Necropoli. Tra i primi Martiri cristiani, sono ricordati Cristina e Anatolia del 250. La sede episcopale vi fu trasferita, nel 410, da Bolsena, quando la cittadina fu saccheggiata da Alarico. S. Gregorio Magno ricorda «Candidus Episcopus civitatis bulsinensi», che risiedeva a Orvieto. Nel sec. VI vissero i SS. monaci Severo e Martirio. Orvieto, dopo le lotte per l’eresia dei Patarini, per il suo prestigioso Duomo iniziato nel 1290 e continuato dal senese Lorenzo Maitani (1310-30), divenne la città mistica della SS. Eucarestia. Il Duomo, infatti, fu elevato per venerarvi il «Sacro Corporale» insanguinato per il Miracolo eucaristico avvenuto a Bolsena nel 1263. Mentre il presbitero Pietro di Praga, pellegrino verso Roma, si fermò a celebrare la S. Messa nella chiesa di S. Cristina in Bolsena, dall’Ostia consacrata sprizzò sangue che macchiò il corporale. Il Papa Urbano IV fece condurre a Orvieto la sacra reliquia del «Corpus Christi».


TIFERNUM TYBERINUM (Città di Castello) fu evangelizzata dal soldato romano S. Crescenziano, esiliatovi da Roma allo scorcio del sec. III. Egli subì il martirio al tempo di Diocleziano e fu sepolto nel luogo dove sorse la Pieve di Saddi. Del sec. VI si parla di S. Florido Vescovo e Amanzio. S. Florido è consideraTo il Patrono della città, il ricostruttore dopo la distruzione da parte di Totila. Da lui fu chiamata «Castrum Felicitatis». Nato intorno al 520, Florido fu discepolo del Vescovo perugino S. Ercolano, da cui, insieme ad Amanzio, fu consacrato presbitero. Recatosi a Todi, lungo il cammino si fermò a convertire il "vicus" di Pantalla, che era dedito al culto di Pan. Egli fece distruggere il tempietto e incendiare il bosco sacro al dio. Durante i sette anni dell’assedio di Perugia, terminati con la decapitazione di S. Ercolano (anno 546), Florido si rifugiò a Tifernum. Ma anche questa cittadina subì il saccheggio del goto Italogo. Ebbe cura di restaurare la città. Il popolo intendeva eleggerlo vescovo, ma al suo rifiuto, fu inviato per un’ambasciata al papa Pelagio (556-561), mentre altra commissione era già partita per Roma, per pregare il papa a volere confermare la sua elezione. Appena Florido giunse a Roma. il papa lo consacrò vescovo (anno 578). Allora, insieme a S. Amanzio, egli si dedicò con più fervore all'evangelizzazione di Tiferno e alle opere di misericordia verso gli infermi. Fu amico di S. Gregorio Magno, al quale raccontò le virtù del suo presbitero Amanzio e l'eroismo del vescovo Ercolano. Così scrive S. Gregorio nei "Dialoghi" (III, 13): «Da poco il venerabile vescovo Florido ci ha raccontato come un mirabile prodigio del santissimo uomo Ercolano, suo padre premuroso, vescovo di Perugia, quando lo trasse dalla vita monastica alla dignità del sacerdozio, mentre la città di Perugia per sette anni continui fu assediala dai Goti, e come gloriosamente subì la decapitazione». E in seguito (Lib. III, 35) Gregorio continua: «Florido, vescovo di Tiferno, la cui santità è ben nota, mi ha raccontato di avere presso di sé un presbitero di nome Amanzio, uomo di tanta semplicità e virtù, da risanare gli infermi col solo imporre loto le mani alla maniera degli Apostoli». Anche al tempo dei Longobardi, essendo la città sulla linea bizantina, fu saccheggiata. Florido morì il 13 novembre dell’anno 607, e fu sepolto nella chiesa in costruzione di S. Lorenzo, che poi divenne la Cattedrale a lui dedicata dal vVescovo Pietro, il 22 agosto del 1012.Negli ampliamenti del 1492 e del 1540, le ossa dei due Santi furono ritrovate e poste sotto l’altare maggiore. Altri Santi venerati, morti durante l'occupazione dei Longobardi, sono il vescovo Alberto e il diacono Brizio. Il loro sepolcro è in un sarcofago a Canoscio con epigrafe del 711.