Cristianesimo in Umbria
Nel 222 a.C., il console C. Flaminio Nepote
fece costruire la Via Consolare, che attraversava l'Umbria,
detta da lui Via Flaminia. Essa fu restaurata nel 27 a.C. da Cesare Augusto. La via apportò alla Regione ricchezza e civiltà, anche se
più tardi fu il veicolo delle distruzioni barbariche.
Partendo da Ponte Milvio (Roma), la Via passava per il
Ponte Felice di Ocriculum (Otricoli)
e, attraversando sotto Nequinum (Narni)
il Ponte di Augusto sul fiume Nera, perveniva a Carsulae, Vicus Martis, Mevania, per raggiungere,
al centesimo miglio, Forum Flaminii oltre Foligno.
Da qui, insinuandosi per la Valle del Topino, raggiungeva Nuceria, Tadinum, Helvillum
(Fossato di Vico), Hensem (Scheggia), Calem (Cagli) al 147° miglio. Nel 177 a.C., C. Sempronio fece aprire il passo di Forum
Sempronii (Furlo), ampliato nel 76 d.C., su ordine di Vespasiano, per una lunghezza di 38 metri, un'altezza
di cinque, una larghezza di m. 5,45.
Da Forum Sempronii (Fossombrone), per la Valle
del Metauro, la Via raggiungeva Fanum Fortunae
e Ariminum sulla costa Adriatica.
Il tratto umbro era di notevole importanza, poichè,
oltrepassate Otricoli, Narni e Carsulae,
allacciava San Giovanni in Butris, Ponte Fonnaia, Acquasparta, Santa Maria in Pantano, Statio ad Martis (Massa Martana), per i Monti
Martani: Mevania, Fiammenga
e San Giovanni Profiamma (Forum Flaminii).
Ma ebbe maggiore importanza il diverticulum della Via spoletina,
perchè legava Interamna (Terni)
e per Fanum Fugitivi (la Somma)
entrava a Spoletium per Porta Monterone, Arco di Druso
eretto nel 23 d.C. al figlio di Tiberio Druso e al nipote Germanico. Usciva quindi dalla città per Porta Ponzianina, per raggiungere San Sabino, Pietrarossa di Trevi, Lacus
Clitumnus, Fulginia, Forum Flaminii. Questo diverticulum fu aperto al tempo di Cesare Augusto,
nel 24 a.C.
La Via consolare non servì
soltanto alle Legioni romane, ma anche alla diffusione del Cristianesimo.
Secondo il Vangelo di San Marco, gli Apostoli predicaverunt
ubique, Domino cooperante. Se il piccolo frammento degli Atti degli Apostoli, ci descrive l'attività
meravigliosa di San Paolo dall'Oriente all'Occidente sino
alla penisola Iberica, che cosa dovremmo dire dell'attività degli
altri undici Apostoli, di cui non sono rimasti gli Atti? Se nel sec. II il Cristianesimo era diffuso in tutto l'Oriente,
dobbiamo negarlo per l'Occidente solo per la mancanza di documenti?
Se nel 67 d.C., sotto Nerone, al dire di Tacito, i cristiani perseguitati
erano una multitudo ingens; se nel 96 d.C., al
dire di Clemente dei cristiani era magna electorum multitudo;
se nel 112 d.C., nella lontana Bitinia, al dire di Plinio il Giovane,
era una multitudo di ogni ceto di persone, dobbiamo
negarlo per l'Italia, Roma, l'Umbria all'Urbe
tanto vicina?
Se San Giustino nel 150 (Prima Apologia) afferma che il Cristianesimo
era diffuso perfino tra i Barbari; se Sant'Ireneo (Adversus
haereses I, 10) ricorda le chiese fondate in Iberia, Libia, Germania
e presso i Celti; se Tertulliano le ricorda presso i Getuli, Sarmati,
Britanni, Daci e Sciti, dobbiamo escludere l'Umbria
perchè non si hanno documenti? Se nel 196, al Concilio Romano sotto San Vittore; se nel 254
al Sinodo romano sotto San Cornelio si adunarono un centinaio
di vescovi italici, dobbiamo escludere gli umbri ? Se Eusebio (H.E. IV, 23), nel 175, scrive che molte chiese furono
costituite nelle varie città dell'Impero, non si può non
includervi le città umbre. Ciò era dovuto
al fatto che ogni nuovo cristiano diventava un apostolo fervente nel proprio
ambiente.
Tertulliano, nel 197, scriveva:
Se volessimo agire da aperti nemici non ne avremmo le forze
sufficienti? Sono forse in numero superiore i Parti che una popolazione
dissemina in ogni angolo della terra? Siamo sorti appena ieri, e già
abbiamo invaso tutto ciò che è vostro: città, isole,
municipi, gli stessi accampamenti, le tribù, le decurie, la reggia,
il senato, il foro. Vi abbiamo lascialo soltanto i templi. Per vendicarci
di voi basterebbe una nostra secessione, data la grande moltitudine, e
a voi resterebbero più nemici che cittadini.
Nel sec. V esistevano in Umbria 22 Diocesi, che certamente erano sorte da almeno un secolo. Ogni città ha i suoi Martiri, i venerati sepolcri, che provano il nucleo storico delle leggende successive. L'apostolo più testimoniato per la prima evangelizzazione è San Feliciano. Nelle tre edizioni della passio S. Feliciani, risalente al sec. VI, si ricorda la sua predicazione nelle seguenti città: Foligno, Forum Flaminii, Bettona, Bevagna, Gualdo Cattaneo, cittadine collegate con la Flaminia. Quindi Spello, ove San Feliciano ordinò vescovo San Felice; Assisi, dove, presso le mura è l'antico mausoleo a lui intitolato; Spoleto, in cui il ritratto del Santo è incluso nella serie dei Vescovi; Trevi, che fu convertita dal culto a Diana; Carsulae; Narni, dove si celebra l'Ufficio del Santo vescovo martire; Terni ove Feliciano ordinò vescovo San Valentino; Nocera, che ne celebra la festività; Rosella presso Sassoferrato; Gualdo Tadino; Pistia presso Colfiorito; Gubbio, che include il Santo nell'Ufficio. Poi San Feliciano predicò a Perugia, ordinandovi il vescovo San Fiorenzo; predicò nei vici attorno al Trasimeno, dove è ricordato con una chiesa dedicata al Martire; quindi si recò ad evangelizzare Norcia, ordinandovi il primo presbitero Pisenzio e dove è ricordato da un'edicola e una cappella in cattedrale. Il Santo vescovo di Foligno predicò instancabile il Vangelo nel Piceno e nell'Abruzzo, da Ancona a Teramo.