perugia e dintorni
«Forse farò un favore al
lettore dicendogli come dovrà trascorrere una settimana
a Perugia. La sua prima cura sarà di non aver fretta,
di camminare dappertutto molto lentamente e senza meta e di
osservare tutto quello che i suoi occhi incontreranno».
(Henry James, Transatlantic
Sketches, 1875).
Perugia è il cuore
dell'Umbria, il centro artistico,
politico e culturale per eccellenza.
Capoluogo regionale, il suo agglomerato più antico
sorge su un colle a 493 m. di altitudine.
Ricca di imponenti monumenti che ne testimoniano la grandezza
storica, la città è riuscita a controllare l'importante
crescita edilizia ed economica degli ultimi anni con uno sviluppo
equilibrato e saggio.
Risulta così un'entità tranquilla e laboriosa,
ove passato e presente convivono correttamente.
Essa è sede di importanti istituzioni, di una Università
per Stranieri e di una per Italiani
tra le più accreditate.
La città, che conta circa 170.000 abitanti, è
ben allacciata con le grandi arterie stradali e ferroviarie
della penisola; inoltre una capillare rete di collegamenti
con i restanti centri della Regione, fanno cadere su Perugia
la scelta di un'ottima base di partenza per gli innumerevoli
itinerari artistici e culturali umbri.
La città ha origini antichissime,
ma le prime testimonianze di rilievo sono etrusche;
infatti Perugia era uno dei centri più
importanti, grazie soprattutto alla sua posizione strategica.
Di questo periodo sono giunti ben conservati tratti
di mura, lo stesso famoso Arco Etrusco,
alcuni ipogei, primo fra tutti quello
dei Volumni.
Anche la potenza di Roma, a partire
dal sec. III, ha lasciato vari reperti; importante segno dello
sviluppo costante di questa comunità, che ebbe ruoli
in taluni casi determinanti, come durante la lotta tra
Ottaviano ed Antonio,
che terminò con un vero e proprio saccheggio subito
da Perugia.
Risorse subito e le fu dato l'appellativo di "Augusta".
Le invasioni barbariche non la risparmiarono; Totila
nel 547 la pose in assedio e la
distrusse; nemmeno l'intervento del vescovo Ercolano
riuscì a frenare certi atti di violenza.
Assai bui risultarono i secoli sino al Mille;
dopo tale data, però, nuovi fermenti portarono alla
formazione del Comune e a lotte
con i centri vicini che furono ben presto assoggettati.
Forte della protezione papale, nel Trecento
tutta l'Umbria era ormai dominio
perugino.
Quindi il declino con pestilenze, lotte intestine e soprattutto
con l'irrigidimento della Chiesa, che spinse Urbano V a muovere
milizie contro la città.
Così, tra un'alternanza e l'altra, Biordo
Michelotti prima, Gian Galeazzo
Visconti, Ladislao di Napoli
e Braccio Fortebraccio (1416-1424)
poi, ressero le sorti della comunità.
Dal 1424 lo Stato della
Chiesa riprese in mano la situazione, controllando
da vicino la reggenza della famiglia Baglioni,
che sulle altre riuscì a primeggiare, e dando di sovente
stretti giri di vite facendo erigere, tra l'altro, la Rocca
Paolina a dimostrazione di una presenza e di
una superiorità che fossero di esempio.
Dalla fine del Settecento gli eventi
si susseguirono numerosi: l'occupazione delle truppe
francesi (1798), il ripristino, dopo la caduta
di Napoleone, della egemonia ecclesiastica,
i fervori di libertà, l'occupazione da parte delle truppe di Pio IX, la liberazione
e l'annessione al Regno d'Italia.
***
Tra i luoghi che, dopo Assisi, meglio possono presentare S. Francesco nella sua completezza, prima e dopo la conversione, e che ripropongono maggiori particolari della sua vita e della storia francescana successiva, ha un posto di privilegio Perugia.
Posta sull'estremo limite nord della Vallata umbra, la città sembra che parli solo di pace e serenità: come i suoi tramonti fascinosi, come la calma idillica dei suoi pittori rinascimentali, come le sue piazze, le vie, i palazzi medievali e le chiese, nella cui architettura è temperata la durezza romanica e gotica dalla serena linea del Rinascimento.
Eppure Perugia fu la città della guerra e dell'odio; sfruttò con ferocia il privilegio di centro maggiore di tutta la zona; Città di Castello, Gubbio, Nocera, Gualdo, Fossato di Vico, Foligno, Cortona dovettero ripetutamente sperimentare la durezza delle battaglie con Perugia.
Uno dei Comuni ghibellini più molestati
dalla città guelfa di Perugia, fu Assisi.
L'antagonismo fra i due Comuni confinanti è documentato
sin dal 1054.
Fra le varie fasi di guerre e di scaramucce, l'episodio che ha maggiormente richiamato l'attenzione degli storici è quello collocato agli inizi del sec. XIII, poiché in quello fu coinvolto il ventenne Francesco di Pietro di Bernardone.
Negli ultimi anni del sec. XII, il popolo di Assisi tentò con ogni mezzo di sopraffare i feudatari, i quali chiesero aiuto alla vicina città nemica. Si arrivò così alla guerra che segnò la sconfitta di Assisi, nel novembre del 1202, a Collestrada, sul confine tra i due Comuni.
Francesco combatteva fra i cavalieri, e
cadde prigioniero; quindi fu rinchiuso a Perugia,
nel Carcere di Sopramuro.
Fu questo il suo primo incontro con la città nemica;
ma le fonti hanno conservato l'eco della freschezza giovanile
attraverso la quale Francesco accettò quella prigionia,
che risulta, per altro, durissima.
Nel carcere di Sopramuro, si vede,
per la prima volta, questo giovane cantare in mezzo alle sofferenze,
e quasi sfidare i compagni di sventura con il grido profetico: «Non sapete dunque che un grande avvenire mi attende
e che il mondo intero, un giorno, s'inchinerà davanti
a me?» (cf. II Cel., 4).
Altro momento della presenza di Francesco
a Perugia, documentata dalle fonti, è
quello di una predicazione tenuta dal Santo sulla piazza della
città (attuale Piazza 4 Novembre, già S. Lorenzo).
Tommaso da Celano narra che Francesco,
assorto in preghiera nella sua cella, ebbe una rivelazione,
per cui, raggiungendo i suoi frati, si lamentò esclamando: «Molti mali hanno fatto gli uomini di Perugia ai
loro vicini, e il loro cuore si è sollevato per la
loro stessa ignominia. Ma in verità vicina è
la vendetta di Dio, e la sua mano ha già pronta la
spada».
Trascorsi alcuni giorni, andò «in fervore
di spirito» a Perugia, e cominciò
a predicare al popolo radunato; ma i cavalieri che giostravano
in piazza seguitarono i loro giochi senza dar peso alle parole
del Santo.
Egli dunque gemendo gridò: «O miseranda stoltezza
di miseri uomini, che disprezzate e non temete il giudizio
di Dio! Ascoltate dunque ciò che, per mio mezzo - uomo
poverissimo - il Signore vi fa sapere. Sì, egli vi
ha esaltato al di sopra di tutto il circondario; ma per questo
voi dovreste essere più benigni verso i vostri vicini
e maggiormente riconoscenti a Dio.
Invece, ingrati alla grazia, assalite con mano armata i vicini,
li uccidete e li distruggete.
Ma, ve lo assicuro, ciò non resterà privo di
vendetta!
Anzi, per una punizione ancora più grave, Dio vi farà
insorgere l'uno contro l'altro, in una guerra intestina.
E ciò che non ottenne la divina clemenza, lo otterrà
l'indignazione» (II Cel., 37).
Lo stesso storico francescano attesta che
la profezia di Francesco fu presto
avverata.
E da varie altre fonti si conoscono le terribili lotte intestine
che, in quegli anni, dilaniarono la città.
Un altro arrivo del Santo a Perugia, a cui sembra di poter assegnare come data il luglio 1216, ebbe per motivo la richiesta di conferma della famosa «Indulgenza della Porziuncola».
In quei giorni moriva a Perugia Innocenzo III e veniva eletto Onorio
III a succedergli.
S. Francesco e i suoi primi frati
furono notati ed ammirati dal clero là convenuto,
per quegli avvenimenti.
Giacomo da Vitry racconterà
nelle lettere e nella sua "Storia Orientale"
l'impressione ricevuta da quei frati dediti al disprezzo delle
ricchezze e alla ricostruzione spirituale della Chiesa.
Tra l'altro, va ricordata una testimonianza del tempo: nella notte dopo la morte, il corpo di papa Innocenzo III fu profanato e spogliato delle gemme e dei paramenti sacri; Francesco d'Assisi rivestì con il suo saio il corpo del morto pontefice.
Prima che l'assemblea ecclesiastica si sciogliesse, S. Francesco aveva ottenuto dal papa Onorio III, quasi come primo dono del suo pontificato, la conferma per l'Indulgenza richiesta in nome del Cristo stesso.
Perugia resterà fra
le città "fedelissime" all'Indulgenza
della Porziuncola.
Negli "Annali decenvirali" perugini si
parlerà spesso dei pellegrini del "Perdono
di Assisi", che verranno esentati dalle
gabelle nel loro transito attraverso il Comune; per essi sarà
eretta nel 1277 (?) la "Fontana di piazza"
(uno del capolavori della scultura italiana, realizzata dall'architetto
fr. Bevignate e dagli scultori Giovanni Pisano e compagni),
perché potessero dissetarsi nel loro soggiorno; ad
essi si uniranno spesso i Priori del Comune.
Da Perugia partiranno le offerte per le tonache
dei frati della Porziuncola, per il vitto
durante i Capitoli generali, per le varie riparazioni
della "Culla del francescanesimo"
e del Convento della Porziuncola;
finché i perugini s'impegneranno a sostenere le spese
per la cappella più ricca della Basilica
di S. Maria degli Angeli, che ebbe del resto
per architetto il perugino Galeazzo Alessi
(attuale Cappella del Sacramento,
già intitolata a S. Antonio di Padova).
Legata al motivo penitenziale, che ripete le sue origini dalla spiritualità francescana, è l'origine dei "Disciplinati" (attestata verso il 1260), che da Perugia si estendono a tutta l'Italia centrale ed altrove, strettamente legati ai frati minori e ai terziari francescani o "Penitenti di S. Francesco".
Ma a Perugia esistono anche
altri ricordi francescani, primo fra tutti il soggiorno
di frate Egidio d'Assisi, nel romitorio di Monteripido
(S. Francesco al Monte).
A Monteripido il beato sostò
vari anni, edificando i perugini con la sua vita di preghiera,
e consigliandoli con la sua bonaria sapienza contadina.
Qui morì il 23 aprile 1262.
Alla fine del sec. XIV e nei primi decenni del sec. XV, si avrà la vera fioritura del francescanesimo a Perugia, soprattutto con gli Osservanti di frate Paoluccio Trinci, e poi con S. Bernardino da Siena, S. Giovanni da Capestrano e S. Giacomo della Marca, che sosteranno lungamente in città, e specialmente a Monteripido, diventato roccaforte della spiritualità francescana, la quale influirà validamente sulle riforme morali e sociali dei perugini stessi.
Un nesso poeticissimo fra Assisi e Perugia francescana è costituito dal famoso "fioretto" della "Perfetta letizia", svoltosi sulla strada fra «Peroscia e S. Maria degli Angeli».
Ma veniamo alla storia, la quale documenta la sosta dei figli e delle figlie di S. Francesco, fin dai primi decenni dell'Ordine, in Porta S. Angelo, a S. Francesco delle Donne, a Monteluce, al "Campo d'orto" diventato poi S. Francesco al Prato, e definitivamente, più tardi, anche a Monteripido, o "S. Francesco del Monte".