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il tau di san francesco

il tau di san francesco

Il Tau (o Thau) è una lettera dell'alfabeto ebraico e di quello greco. Essa corrisponde alla lettera T del nostro alfabeto. Questa lettera come ha potuto diventare il supporto di una mistica e l'espressione della devozione per Francesco d’Assisi? Per rispondere a questa domanda, bisogna studiare il comportamento del Santo, le influenze da lui subite ed il contenuto che per lui ha questo simbolo.

1. IL COMPORTAMENTO DI S. FRANCESCO

C'è un fatto: Francesco utilizzava con frequenza a scopo di devozione il Tau: lo scriveva sui muri, sulle lettere, su se stesso. «Familiare gli era la lettera Tau, fra le altre lettere, con la quale firmava i biglietti e decorava le pareti delle celle» (Celano, Trattato dei Miracoli, cap. 3). «Con tale sigillo san Francesco firmava le sue lettere, ogniqualvolta o per necessità o per spirito di carità, inviava qualche suo scritto» (Celano, Trattato dei Miracoli, cap.159). «Venerava questo segno e gli era molto affezionato, lo raccomandava spesso nel parlare; con esso dava inizio alle sue azioni e lo scriveva di propria mano sotto quei bigliettini che inviava per motivo di carità» (S. Bonaventura, Leggenda Maggiore, cap. 2,9). L'affermazione del Celano concernente la scritta del Tau sui muri, è confermata dall'archeologia: al tempo del restauro della cappella di S. Maddalena a Fonte Colombo in Rieti, fu rinvenuto nel vano di una finestra, dal lato del Vangelo, un Tau, dipinto in rosso, ricoperto poi con una tinta del sec. XV. Questo disegno risale allo stesso S. Francesco. Che il Santo assisiate abbia segnato con il Tau le sue lettere, ne abbiamo due conferme scritte. La prima è costituita dalla Lettera a tutti i chierici. L'originale è andato perduto, ma se n'è scoperta una copia in un messale del monastero benedettino di Subiaco. Questo documento, trascritto tra il 1229 e il 1238, riproduce scrupolosamente, alla fine, il Tau, con il quale Francesco aveva segnato la sua lettera. La seconda conferma è l'autografo originale della Benedizione per frate Leone, conservato nel Sacro Convento. Il destinatario ha avuto cura di precisare: «Fece lui di sua mano il segno del Tau con la sua base». E la Seconda Considerazione sulle Stimmate narra in quali circostanze Leone abbia ricevuto questa carta (Fioretti). Su se stesso, infine, Francesco tracciava il segno del Tau, per consacrare le sue azioni al Signore. Un tale senso ha la visione di frate Pacifico: «Scorse con gli occhi della carne sulla fronte del beato padre una grande lettera Tau, che risplendeva di aureo fulgore» (3 Cel 3 :828). Tale anche il senso dato a questa visione di liturgia dell'ufficio della festa delle stimmate di S. Francesco (17 settembre, II Vesp.).

2. BIBBIA E VANGELO

Quale origine ha questa devozione al Tau nel Poverello di Dio? Prima di tutto dalla Bibbia, e, principalmente, dal celebre testo di Ezechiele (9,4): «Va' attraverso la città, va' attraverso Gerusalemme e traccia il segno del Tau sulla fronte di quegli uomini che sospirano e gemono a causa delle abominazioni che ivi si commettono». Questo passo era ben conosciuto dai fedeli: tutti i Padri della Chiesa l'avevano commentato ed era sviluppato dalla predicazione medievale. Francesco non poteva non esserne colpito. S. Bonaventura mette espressamente in relazione il testo di Ezechiele con la missione di Francesco, che consisteva, «secondo il detto del profeta, nel segnare il Tau sulla fronte degli uomini che gemono e piangono, convertendosi sinceramente a Cristo» (S. Bonaventura, Leggenda maggiore, cap. 4-9). Che S. Francesco abbia adottato il Tau come distintivo per se stesso, lo si deve alla forma stessa di questa lettera: la grafia del Tau è quella di una croce. Nessun simbolo era di poco conto o ridicolo agli occhi di Francesco, per ricordare il suo benamato Cristo; dal momento stesso che egli rispettava il verme della terra e proteggeva gli agnelli, così egli venerava il Tau, che gli richiamava l'amore del Crocifisso. Per tal motivo egli voleva anche ricordarci che dobbiamo «realizzare quelle parole dell'Apostolo: coloro che sono di Cristo hanno crocifisso la loro carne con i vizi e le concupiscenze, e portare nel proprio corpo l'armatura della croce» (S. Bonaventura, Leggenda maggiore, cap. 5,1). Questo comportamento, tenuto dal Santo di Assisi, era meritevole in una epoca nella quale tutta una corrente catara o neo-manichea, rifuggiva dallo stesso segno di croce, considerandolo indegno dell'opera redentrice di Dio.

3. ANTONIANI E CONCILIO Può darsi che l'attenzione di Francesco per il Tau sia stata attirata dai suoi rapporti con gli Antoniani. Egli aveva iniziato la sua conversione mediante la cura ai lebbrosi (vd. Testamento); egli desiderava che i suoi frati «abitassero nei lazzaretti a servizio dei lebbrosi (...) ai postulanti (...) si diceva che era necessario servire ai lebbrosi e stabilirsi nei lazzaretti» (Leggenda prugina, cap. 102). Ora a Roma esisteva un lazzaretto nel quale Francesco ospitava e soggiornava più di qualche volta: l'ospedale di S. Antonio (S. Bonaventura, Leggenda maggiore, cap. 3,9). Questo ospedale era tenuto dagli Antoniani, cioè dai frati ospedalieri di S. Antonio eremita, i quali portavano come distintivo il Tau. Essi portavano in mano un bastone, al quale si sovrapponeva un Tau ed avevano pure un grande Tau cucito sopra il loro abito. Il Tau degli Antoniani, che servivano ai lebbrosi, richiamava a Francesco amante dei simboli, «l'amore di Cristo, il quale volle per noi essere riputato 1ebbroso» (Fioretti, cap XXV). Se non si deve ampliare l'influsso degli Antoniani, tuttavia c'è un altro influsso che non corre il pericolo di essere esagerato: quello del IV Concilio Lateranense del 1215. Francesco ha assistito a questo Concilio, durante il quale il papa approvò la Regola del suo Ordine (Legenda perugina, cap. 7). Ora il papa Innocenzo III, l'11 novembre di quell'anno, apriva il Concilio con un discorso di un'ampiezza ammirevole, che suscitò una grande eco. La seconda parte di questo discorso è un commento al capitolo IX di Ezechiele. Il papa fa proprie le parole di Dio al profeta, ed egli pure si rivolge a ciascun membro del concilio: «Segna con un Tau la fronte degli uomini». Poi egli aggiunge: «Il Tau è l'ultima lettera dell'alfabeto ebraico ed ha la forma di una croce, tale quale si presentava la croce prima che fosse posto il cartello di Pilato. Uno porta sulla fronte il segno del Tau, se manifesta in tutta la sua condotta lo splendore della croce; si porta il Tau se si crocifigge la carne con i vizi ed i peccati; si porta il Tau se si afferma: di nient'altro mi voglio gloriare se non della croce di nostro Signore Gesù Cristo (...). Chi porterà il Tau troverà misericordia, segno di una vita penitente e rinnovata nel Cristo (...). Siate dunque campioni del Tau e della Croce!». Questo è l'appello, inteso da Francesco, e che influenzò profondamente la sua spiritualità: appello per una mobilitazione generale della cristianità, per una crociata di conversione e di penitenza. Egli volle, dunque, per obbedire al papa, segnare se stesso con il Tau della penitenza; egli volle, segnando i suoi frati, richiamare loro le esigenze della loro vocazione; egli volle con ciò segnare tutti i cristiani: la penitenza si fa maggiormente il tema favorito della sua predicazione, fatto questo consultabile nella Regola del 1221 (Regola non bollata, cap. 21,3.7.8:) e nella Lettera a tutti i fedeli.

4. CONTEMPORANEI Il simbolismo del Tau era conosciuto molto prima di frate Francesco: la cabala giudaica ed i Padri della Chiesa l'avevano largamente diffuso. La devozione al Tau era praticata molto prima del Santo poverello; essa potrebbe essere paragonata a quella che sarà suscitata più tardi dal JHS di S. Bernardino da Siena. Il fervore popolare vedeva in essa un mezzo magico e miracoloso, per essere preservati dalla peste e da ogni potenza diabolica. Lo si portava come anello al dito o come amuleto al collo; lo si disegnava su pergamene contro la peste; lo si dipingeva sugli stipiti delle porte. Nell'anno 546, in occasione di una peste, il vescovo di Clermont in Francia organizzò una processione solenne. Lo storico Gregorio di Tours (contemporaneo dell'avvenimento) dice che subito apparve sui muri di tutte le case e di tutte le chiese «un segno che i cittadini riconobbero essere il Tau», e cosi cessò l'epidemia. Nel 1212, tre anni prima del Concilio Lateranense, al tempo di Francesco, il Tau fu il simbolo scelto per la Crociata dei bambini: prova, la suddetta, del valore affettivo di questa bandiera e del suo potere ammaliatore. Anche Francesco adottò questo simbolo come "stemma". Anche lui attraverso questo segno fece dei miracoli: «Nella città di Cori, nella diocesi di Ostia, un uomo aveva perduto completamente l'uso di una gamba. Il santo apparve all'uomo che non poteva dormire. Toccò la parte sofferente con un bastoncino, che recava su di sé il segno del Tau. Subito si ruppe l'ascesso e, ricuperata la salute, fino ad oggi è rimasto impressa in quella parte il segno del Tau» (Trattato dei Miracoli, cap. 59). Ma in S. Francesco la spiritualità del Tau è molto più ricca e molto più profonda.

5. SPIRITUALITÀ DEL TAU Analizzando il contenuto spirituale del Tau in frate Francesco, se ne ottengono quattro grandi temi essenziali per la sua fede e per la sua mistica. a) Il Tau è salvezza Nessuno può essere salvato se non è segnato con il Tau. Quando Francesco vedeva questo segno, riceveva una nuova certezza della sua salvezza. Il giorno nel quale egli si accorge che frate Leone è assalito dal dubbio sul suo destino eterno, disegna la lettera Tau e gli restituisce la speranza. L'autore del Sacrum Commercium ha colto molto bene questo aspetto della prospettiva francescana, quando fa dire a madonna Povertà: «Quando Gesù salì al cielo, a te lasciò il sigillo del regno dei cieli (il Tau) per segnare gli eletti (...) perché nessuno può entrare nel regno, se non porta impresso il tuo sigillo» (Sacrum Commercium, cap. 21).

b) Il Tau è salvezza attraverso la Croce Per essere salvato, è necessario essere battezzato nel sangue di Cristo sparso sulla Croce. Tale è il mistero che ogni Croce e ogni segno del Tau richiamano per S. Francesco e per i suoi compagni. Per questo essi recitavano la preghiera: «Ti adoriamo o Cristo (...) e ti benediciamo, perché con la tua santa croce hai redento il mondo». La stessa cosa facevano «dovunque capitava loro di vedere una croce o una forma di croce per terra, sulle pareti tra gli alberi, nelle siepi» (I Celano, cap. 45). La spiritualità del Tau, dunque, altro non è che la spiritualità della Croce, cioè dell'amore di Cristo, morto per noi sulla Croce. Il libro dell'Esodo richiamava a Francesco l'agnello pasquale, il cui sangue designava un Tau salvatore sugli stipiti delle case, ed per questo che egli stesso segnava i muri delle celle dei frati.

Il Tau è salvezza attraverso la penitenza Se la Croce ha acquistato la nostra salvezza una volta per tutte, dobbiamo rinnovare in noi, quotidianamente, questo mistero; dobbiamo «portare ogni giorno la santa croce del Signore nostro Gesù Cristo» (Ammonizioni, cap. 4, 8). Questa è la crociata del Tau predicata da S. Francesco, crociata composta non di soldati armati per conquistare Gerusalemme, ma crociata di uomini penitenti, venuti d'Assisi per predicare a tutti: «Fate penitenza, fate frutti degni di penitenza!» (Regola non bollata, cap. 21; Lettera ai fedeli). E qui la spiritualità del Tau raggiunge la spiritualità della "sequela Christi". Gesù aveva detto: «Chi vuole seguirmi deve portare la croce»; frate Francesco capisce: «Chi vuole seguirmi deve essere segnato con il Tau, che ha la forma di croce». Egli avrebbe voluto arrivare fino al martirio, pur di essere segnato con un Tau di sangue. Egli lo sarà con le stimmate.

d) Il Tau è segno di vita e di vittoria Egli è dunque sorgente di gioia. Ecco il segreto profondo della gloria di Francesco. La liturgia del suo tempo attribuiva alla lettera Tau i medesimi attributi che venivano dati alla Croce: «Est Tau vivifico insignitus (...) Crucifixi servulus». Questa strofa potrebbe essere applicata a Francesco. La predicazione del suo tempo parlava anche del Tau come di un "labarum", segno di vittoria. Con S. Paolo, Francesco non avrebbe potuto non cantare la sua gioia di essere stato salvato: «Io non mi voglio gloriare se non nella croce del nostro Signore» (Fioretti, cap. VIII).

6. L'APOCALISSE C'è un libro del Nuovo Testamento che parla del Tau senza pronunciarne il nome: il libro dell'Apocalisse, che presenta gli eletti come coloro che sono segnati sulla fronte dal sigillo dell'Agnello (7,2; 14, 1-7). Questo sigillo viene impresso da un Angelo che viene dall'Oriente. S. Francesco è stato colpito da questi testi? Ha egli scoperto delle luci per la sua missione, per la sua crociata del Tau e della penitenza? E' possibile che ciò non possa essere provato da fonti scritte. Non lo si può dedurre dall'uso che ne fanno S. Giovanni e S. Francesco - 22 volte nelle sole Ammonizioni - dell'espressione «servitori di Dio», per indicare da una parte i penitenti segnati dal Tau, dall'altra i frati minori. Certo, in ogni caso, è che questo testo sia stato spesso applicato, e talvolta in modo assolutamente improprio, a S. Francesco, come se S. Giovanni avesse avuto in mente di parlare personalmente del Santo di Assisi, mentre parlava dell'Angelo che viene dall’Oriente. Una tale interpretazione riscuoteva il pieno favore nella cerchia dei gioachimiti. Accontentiamoci, qui, di accennare all'allusione (dove si trova più che un gioco di parole tra Assisi e Oriente), che si trova nella Divina Commedia, per alludere a Francesco nell'Angelo che viene dall'Oriente: «(...) chi d'esso loco fa parole / non dica Ascesi, ché direbbe corto, ma Oriente, se proprio dir vuole» (Dante, Paradiso, XI, 52-54).

CONCLUSIONE L'iconografia del Tau è abbondantissima. Innanzitutto non si può passare sotto silenzio la rappresentazione più preziosa e commovente, quella di Greccio: nella grotta in cui Francesco ha celebrato la Natività del Signore, un artista ha perpetuato la memoria di questo avvenimento. Sulla casula del sacerdote ha dipinto un bel Tau grande. E il celebrante era probabilmente frate Leone, quel frate Leone al quale Francesco aveva indirizzato la sua benedizione, contrassegnata dal Tau. È anche interessante ricordare (a motivo del suo rapporto con la vita di S. Francesco) l'unica Provincia dell'Ordine che ha per sigillo il Tau: la Corsica. Lo storico Francesco Gonzaga si fa portavoce di una tradizione immemorabile, secondo la quale S. Francesco, tornando dal Marocco attraverso la Spagna, prese la strada del mare e fece il primo scalo in Corsica; ivi egli lanciò alcuni frati; l'ex generale Giovanni Parenti vi giunse nel 1233. Da questo tempo daterebbe l'adozione del Tau come sigillo del convento di Calvi e di tutta la Provincia della Corsica. Anche ad Assisi il ricordo del Tau non si è perduto. Lo si può ammirare ancora e non solamente nel Sacro Convento e nella “Schola Davidica”, ma anche su diversi muri attorno alla Basilica in un blasone con l'iscrizione “Immunitas”, che delimitava probabilmente un territorio avente il diritto di asilo. Lo si può vedere scolpito, soprattutto, a piene lettere sulla porta dell'Oratorio “Sei pellegrini”, dove vengono a raccogliersi anche oggi tutti quelli che vengono ad Assisi, per ritrovare dietro l’Apostolo umbro, la gioia di essere salvati.